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Ovidio


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brano
 
Apuleio
Della magia, 44
 
originale
 
[44] eum tamen uos carminibus meis subuersum dixistis, quod forte me coram semel decidit. conserui eius plerique adsunt, quos ex[h]iberi denuntiastis. possunt dicere omnes, quid in Thallo despuant, cur nemo audeat cum eo ex eodem catino cenare, eodem poculo bibere. et quid ego de seruis? uos ipsi uidetis; negate Thallum multo prius, quam ego Oeam uenirem, corruere eo morbo solitum, medicis saepe numero ostensum, negent hoc conserui eius qui sunt in ministerio uestro; omnium rerum conuictum me fatebor, nisi rus adeo iam diu ablegatus est in longinquos agros, ne familiam contaminaret: quod ita factum nec ab illis negari potest. eo nec potuit hodie a nobis exhiberi. nam ut omnis ista accusatio temeraria et repentina fuit, nudius tertius nobis Aemilianus denuntiauit, ut seruos numero quindecim apud te exhiberemus. adsunt XIIII, qui in oppido erant. Thallus solus, ut dixi, quod ferme ad centesimum lapidem longe exul est, is Thallus solus abest, sed misimus qui eum curriculo aduehat. interroga, Maxime, XIIII seruos quos exhibemus, Thallus puer ubi sit et quam salue agat, interroga seruos accusatorum meorum. non negabunt turpissimum puerum, corpore putri et morbido, caducum, barbarum, rusticanum. bellum uero puerum elegistis, quem quis sacrificio adhibeat, cuius caput contingat, quem puro pallio amiciat, a quo responsum speret. uelle[m] hercle adesset: tibi eum, Aemiliane, permisissem, et tenerem, si tu interrogares; iam in media quaestione hic ibidem pro tribunali oculos trucis in te inuertisset, faciem tuam spumabundus conspuisset, manus contraxisset, caput succussisset, postremo in sinu tuo corruisset.
 
traduzione
 
Questo ? quel fanciullo che avete detto gettato a terra coi miei incantesimi, perch? una volta per caso cadde in mia presenza. I suoi conservi, che avete fatto citare come testimoni, sono per la maggior parte qui presenti. Tutti possono dire perch? sputino alla vista di Tallo, perch? nessuno voglia con lui mangiare nello stesso piatto, bere nel medesimo bicchiere. E a che parlo dei servi? Voi stessi lo sapete. Negate pure che Tallo, molto prima che io venissi in Oea, era soggetto agli accessi che lo facevano cadere e fu mostrato spesso ai medici; neghino questo i suoi conservi che sono al vostro servizio: io mi confesser? convinto di tutto se egli non ? da tempo ormai relegato in una campagna lontana, per non contaminare gli altri schiavi. Che questo sia avvenuto, neppure essi possono negare: perci? non abbiamo potuto oggi produrlo in tribunale. Perch? tutta codesta accusa fu temeraria e repentina e soltanto da tre giorni Emiliano ci ha intimato di esibire dinanzi a te quindici schiavi. Quattordici sono presenti, che si trovavano in citt?: Tallo solo, relegato come ho detto a una distanza di circa cento miglia, soltanto lui ? assente; ma abbiamo mandato un tale che lo trasporti qui di corsa. Interroga, Massimo, i quattordici servi che presentiamo, domanda loro dov'? il ragazzo Tallo e come stia di salute; interroga i servi dei miei accusatori. Non negheranno che ? un ragazzo ripugnante, di corpo floscio e malato, soggetto a cadute, un selvaggio zoticone. Avete scelto davvero un bel fanciullo, da figurar bene in un sacrificio e proprio meritevole che gli si tocchi la testa, che lo si avvolga nel bianco lino, che se ne attenda il responso. Per Ercole, vorrei fosse qui: io l'avrei affidato a te, Emiliano, e lo avrei sostenuto perch? tu lo interrogassi: a met? dell'interrogatorio, qui davanti al tribunale, egli avrebbe puntato su di te gli occhi truci, avrebbe sputacchiato di spuma la tua faccia e contratte le mani, scossa la testa, finalmente sarebbe caduto fra le tue braccia.
 

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